Era Maggio

Era Maggio

«Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo» Lev Tolstoj.

“Era Maggio” è una lettera canzone scritta a una madre preoccupata delle sorti del proprio figlio che decide di cambiare improvvisamente vita, intraprendendo una strada più complicata di quella percorsa fino a quel momento, “in sicurezza”, vicino e protetto dalla propria famiglia.
A casa ero io il più piccolo, quindi partendo ho lasciato il nido vuoto.
Riflettendo, non riuscii a evitare di chiedermi qualcosa che a quei tempi non avevo minimamente affrontato, ossia: “Cosa avrà provato lei?”.
Le scrissi questa lettera, sperando di alleviare le sue preoccupazioni per il mio distacco da tutto e da tutti in quel momento, cercando di farle capire che era necessario farlo… “Io devo andare ma tornerò”.

E’ una canzone positiva, profonda, rassicurante.
E’ la storia di una famiglia che per un certo periodo si perde nei meandri, forse inutili, dell’orgoglio e delle incomprensioni.
Per ritrovare se stessi a volte è necessario allontanarsi, per non farsi condizionare e fermare su una strada probabilmente già scritta, almeno dentro di se. E’ il momento dell’ascolto, quando sentiamo che dobbiamo andare dobbiamo farlo.
“Lascia che sia
il tempo infame a ricordarci quello che siamo,
dentro di noi la verità la conosciamo”.

Siamo in cerca tutti di qualcosa, in questo caso di “qualcosa che non è accaduto in tranquillità”.
Un giorno di nuovo “sarà maggio, sarà settembre, sarà giugno e sarà marzo, siamo tutti figli tuoi”.
Quando si va via, la persona a cui si pensa di più è la madre, e questa canzone è tutta dedicata a lei.

Il tema della famiglia nelle mie canzoni è ricorrente.
La famiglia, in qualunque modo si intenda, rimane l’organismo principale nel quale l’individuo si forma e sviluppa le sue sicurezze e insicurezze.
Ognuno dovrebbe potersi riconoscere in una famiglia, intesa nel suo senso più ampio, ossia come ambiente in cui poter esprimere se stesso, sentirsi libero e accettato, nel quale condividere felicità e momenti difficili.

Probabilmente all’epoca di Tolstoj, la frase che da inizio al capolavoro Anna Karienina aveva un senso, forse perché la felicità all’interno di una famiglia era soprattutto apparenza.

Ora il confronto, a livello di dialogo e di emotività, è più serrato e credo che possano esistere anche famiglie “felici a modo loro”… come la mia.
“Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte volte a partorirsi da sé.” (Gabriel Garcia Marquez)

 

Foto di Roberto Cifarelli



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